Facce disperate, quelle che ho visto ieri sera. Facce sarde, il loro aspetto -al mio cuore- è affettuosamente familiare; mi sono ritrovata a pensare che davvero si riconoscono i miei corregionali. Ed anche un altro particolare mi ha fatto dire "sono sardi, decisamente": la loro rabbia. Si trattava degli operai della Eurallumina, società della Rusal (compagnia russa maggior produttrice mondiale di alluminio e di allumina) che produce 1.100.000 tonnellate annuali di allumina a Portovesme che, ad Annozero, si lamentavano delle promesse non mantenute dal centro destra; promesse fatte in campagna elettorale, al solito, quando Soru veniva da loro contestato. L'Eurallumina non produce più, ora, è tutto fermo. Tranne gli operai che sono stati "mal consigliati" in campagna elettorale, a quanto dice una donna, disperata perchè non sa come mantenere il figlioletto. "Ci hanno detto chi dovevamo votare", dice (per vedere la puntata di ieri di Annozero: http://www.annozero.rai.it/R2_HPprogramma/0,,1067115,00.html) ma ora non hanno più lavoro. Molti si sono chiesti com'è andata in realtà la famosa telefonata di Berlusconi a Putin perchè l' Eurallumina venisse salvata direttamente dalla Russia! D'altro canto come ci si chiede che fine hanno fatto i soldi per la Sassari-Olbia inserita (durante la presidenza di Renato Soru) tra le infrastrutture urgenti per la Sardegna. Dopo le elezioni si capisce che non ci sarà un solo euro per la strada. Parole, soltanto parole, le solite promesse berlusconiane pre campagna elettorale visto che, in realtà, la suddetta campagna è stata condotta da Berlusconi piuttosto che dal suo "uomo chiave" Cappellacci. Un altro operaio ammette di aver votato nella piena coscienza che le coste dell'isola sarebbero state devastate; ma lui avrebbe avuto di che mantenere la famiglia. Insomma, si trattava di scegliere e non è certo questo il punto da contestate, quanto piuttosto che la politica è avvezza a questo genere di porcate; si promette lavoro per far tacere la popolazione (e magari avere il loro aiuto nell'opera di insediamento) e poi si devasta. Qualcuno, ieri sera, ha infatti posto l'accento sul fatto che, comunque, la Sardegna è patrimonio indisponibile dello Stato e, dunque, tutti hanno il diritto di goderne. Da sempre, da quando i piemontesi disboscarono l'isola e forse anche prima; da quando i capitali prodotti dalle miniere andavano tutti all'estero. La Sardegna ha uno scomodo passato di violenza perpetrata ai danni del suo ambiente meraviglioso, e ai danni dei sardi che hanno dovuto accettare di rovinarne alcune parti per poter lavorare. Ho spesso trovato ridicolo festeggiare una ricorrenza come Sa die de sa Sardigna (per chi non lo sapesse, la ricorrenza ricorda la cacciata dei piemontesi dall'isola cominciata il 28 aprile del 1794). Ma ora mi chiedo se davvero, a volte, non bisognerebbe ricacciare certa gente che promette falsità, che ragiona come gli esploratori ragionavano con i selvaggi da colonizzare, su una barca e via, in mezzo al mare.
Insomma, cercando di evitare con tutte le forze un infantile "qualcuno se lo è meritato", era quella la rabbia che avrei voluto, sebbene prima delle elezioni. Secoli di storia ci avrebbero dovuto insegnare che fuori si vede l'isola come un magazzino da cui attingere a piene mani o in cui depositare lo spiacevole (non mi riferisco ai rifiuti campani, la Sardegna ne esporta ben altre quantità, ma a eventuali scorie nucleari). Infine spero in un Risorgimento dettato dalla rabbia, sperando che questi operai non accettino le briciole, eventualmente gettate loro in extremis. Aspettando la prossima die de sa Sardigna...
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